lunedì 6 febbraio 2017

Passiamoci la zampa - "Un'altra vita"

Buon inizio settimana amici miei!
Lunedì scorso ho proposto un simpatico giochino di scrittura creativa, che vi ha coinvolto numerosi e che non voglio venga abbandonato. E' il  prodotto della mente e del cuore di tutti noi, quindi vorrei assolutamente che avesse un finale adeguato.
Mi piacerebbe poter continuare a sviluppare la storia e se vorrete potremmo proporci di pubblicarlo in ebook e devolvere il ricavato ad una delle associazioni che più ci sta a cuore!
Cosa ne pensate? Vi sembra una buona idea?
Al momento però siamo ancora in fase costruzione e dobbiamo definire una strada per la nostra Miria e il suo Leo. Mi date una mano?
Le regole sono sempre le stesse. Scrivete il vostro contributo alla storia in un commento ed io provvederò ad aggiungerlo a mano a mano!
Li abbiamo lasciati così...

***  ***  ***  ***  ***
Un'altra vita

Una serenità piena e rotonda l'aveva inondata come quel raggio di sole caldo appena entrato dalla finestra. Il cellulare perso chissà dove, il solo rumore della natura e del sudore a farle compagnia. Quella mattina, vestitasi alla bell'e meglio con la salopette macchiata di vernice, Miria fa per dirigersi in giardino. Dal retro della villetta appena acquistata la vista era spettacolare ancor più che dalla facciata, se possibile. Là in lontananza, si vedeva la cittadina colorata dalle prime luci rosa dell'alba e gli scintillii ballerini dei raggi di luce sulle macchine. Piccoli uomini e donne in miniatura - pochissimi a quell'ora - si muovevano in bicicletta, come in una città giocattolo. Da lassù il mondo sembrava innocuo, da lassù la vita sarebbe stata perfetta.
Rimboccandosi le maniche, Miria comincia ad occuparsi del giardino al limitare della foresta, quando un uggiolìo sommesso l'attira curiosa. Pochi passi e dietro un cespuglio di fragoline selvatiche nota un cumulo di stracci (?) o una piccola pelliccia sporca di fango (?). 'Potrebbe essere di tutto', pensa tra sé, ma decide comunque di avvicinarsi.
Ancora un uggiolìo ed ecco spuntare una testolina del colore della fuliggine e due occhietti lucidi blu intenso. 'E' un cucciolo di cane' dice tra sé e fa per raccoglierlo dal giaciglio fradicio. Il piccolo esserino, forse stremato, si lascia sollevare senza opporre alcuna resistenza. 'E' ferito!' conclude allarmata il suo pensiero e nemmeno il tempo di portarselo tra le braccia, che i piccoli occhietti si chiudono senza più riaprirsi.
<<Dannazione!>> impreca ora lei <<Eh no! Non ti lascerò morire, sai?>>.
Miria comincia a correre, tornando indietro in direzione di casa e senza voltarsi, passa dall'ingresso raccogliendo la borsa, una vecchia coperta e le chiavi dell'auto. In pochi secondi avvolge il cucciolo per tenerlo al caldo, entra in macchina posandolo sul sedile anteriore accanto a sé, quindi accende il motore e parte. Direzione città. (Robi)
Ecco! quello che sembrava un tranquillo mattino si rivela per quello che è. Il traffico troppo caotico e lei aveva fretta. Molta fretta. (Patricia Moll)
Nonostante tutto però, sperava ancora di poter riuscire a salvare il cagnolino. D'altronde la vita pone sempre di fronte ad impensabili scelte... e quel cucciolo aveva scelto lei. Non l'edificio accanto, non il laghetto poco distante. Quell'anima in pena, aveva camminato chissà per quanto fino a raggiungere il suo terreno. Un segno del destino? Certamente qualcosa su cui riflettere a mente fredda quando sarebbe tutto finito.
Quando un improvviso CRASH riporta Miria al presente strappandola a quei pensieri fumosi. La sfortuna quella mattina aveva deciso di andarla a trovare: qualcuno l'aveva appena tamponata.
(Robi)
Pensò peste e corna di quell'autista della domenica. Le faceva perdere tempo, accidenti!
Scese dall'auto combattiva. Non aveva tempo da perdere!
(Patricia Moll)
<<Ehi, tu disgraziato! Sono in emergenza, lo sai? Eh? Lo sai?>> urlò Miria senza pensarci e picchiando forte un piede sulla portiera del conducente. <<Sei un fortunato bastardo!>> aggiunse e, senza lasciare il tempo all'altro di rispondere, corse in macchina e riprese la corsa, felice di vedere la strada finalmente libera dal traffico.
Dopo dieci minuti bussava alla porta del Dr.Simoni, il vecchio veterinario del suo Foggy. (Robi)
Ma quando la porta si aprì ecco un'altra sorpresa. Non c'era il viso rassicurante del Dr. Simoni di cui si fidava tanto, ma un viso sconosciuto, burbero e arcigno che le disse di sedersi e aspettare che finisse la visita in corso. I minuti seguenti sembrarono interminabili per Miria. (kilara)
Non poteva aspettare un secondo di più, il cucciolo esanime tra le sue braccia ad ogni respiro sembrava perdesse forza. 'Coraggio piccolo leoncino, coraggio. Ce la farai, te lo prometto!' pensò guardandolo. Miria strinse gli occhi forte e quando lì riaprì, pronta a sfondare la porta se necessario, si ritrovò quel tizio di fronte, inbronciato più che mai che le faceva segno di entrare. (Robi)
Il tizio, nonostante l'aspetto burbero, dimostrò di essere un bravo veterinario, molto umano e anche dolce. Visitò quel piccolo esserino indifeso, lo pesò, gli guardò in bocca., gli controllò orecchie, gli tastò stomaco, vescica e altro. Nel mentre il cucciolotto si svegliò. Il veterinario disse che era solo molto denutrito, infreddolito, nulla che non si potesse curare con cibo e tanto amore. Miria ringraziò e andò via, pensando che quel cucciolo non l'avrebbe più lasciato... (Claudia Di Nardo)
<<Non mi resta che darti un nome, vero cucciolino?>> vezzeggiava il cagnolino, mentre lo riportava in auto. <<E così sei stato tanto coraggioso da resistere un'intera notte al freddo, aspettando qualcuno... aspettando me.>> continuava lei ad alta voce <<Hai resistito per tutto il viaggio fino in città ed hai anche sopportato la faccia di quel dottorne burbero>> ora gli faceva il verso. <<Come potrei chiamarti?>> si fermò d'un tratto guardando un punto non ben definito per aria.
<<... potresti chiamarlo Problema!>> fece una voce maschile all'improvviso.
<<Chi... cos...?>> incespicò Miria voltandosi.
<<Hai capito benissimo>> continuò la voce <<quel cane sarà solo un problema!>>
<<Tu! Tu? Cosa fai, mi segui?>> gli urlò Miria di rimando.
<<Io, seguirti? Non ci penso nemmeno>> rispose altezzoso il ragazzo <<Mi hai già rovinato la portiera stamattina! Sono qui per mio padre, il veterinario... e scommetto che anche tu eri qui per lui!>> (Robi)
<<Sì e allora? Avevo bisogno urgente di lui>> protestò Miria. <<Ho trovato questo cucciolo di cane abbandonato e non ci ho pensato un secondo a portarlo dal veterinario, pensavo fosse ferito!>>
<<Ma si vede che sta benissim>> disse il ragazzo
<<Lei è un insensibile>> urlò Miria. Quei due ragazzi si conoscevano da poco ma già non si sopportavano! (Vanessa Varini)
Miria si chiese come facesse ad essere il figlio di un veterinario uno così... sempre ammesso che non le avesse raccontato bugie.
<<Vieni piccolino... è lui il problema, non tu!>> E stringendo amorevolmente tra le braccia il fagottino peloso girò le spalle e si allontanò.
(Patricia Moll)

Non passò molto tempo prima che Miria, dopo quell'episodio, avesse nuovamente a che fare con quel giovane maleducato. Fu una mattina, un paio di settimane dopo, che aprì la posta e da una busta gialla tirò fuori un atto di citazione. Un certo Manuel Mori la citava per danni alla propria automobile, data la guida pericolosa a causa <<... del cane? Del cane? Questo tizio è fuori di testa! Io lo uccido... io... io... come può essersi permesso di mettere in mezzo Leo!>> e pronunciando quel nome, guardò amorevolmente il cucciolo che da qualche settimana le faceva compagnia nella nuova casa.
<<Come diamine ha fatto a sapere come mi chiamo? E come ha fatto a sapere dove abito?>> ora Miria camminava su e giù per il salotto pieno di luce. Poi d'un tratto si diede una pacca sulla fronte <<Ma certo!>> esclamò <<Suo padre è il veterinario che ha complilato la scheda di Leo!>>.
<<Ah! Ma io l'ammazzo... non gliela faccio passare liscia! Ha messo in mezzo il mio Leo e ora sono guai!>> concluse arrabbiata, quindi si diresse verso il telefono e compose un numero di telefono. Quel tizio voleva la guerra e incolpava gli animali? Avrebbe avuto pane per i suoi denti! (Robi)
Miria quasi stritolò la cornetta, fremente di rabbia, mentre attendeva che al telefono le rispondesse la voce ferma e competente di Edoardo, avvocato suo amico di vecchia data. Non si sentivano da diverso tempo ma tra loro c'era sempre stata una simpatia particolare, quasi una complicità sottintesa, amplificata anche dall'amore di Edoardo per gli animali. Oltre ad essere un bravo avvocato, era anche un fervente animalista... Miria era sicura che in lui avrebbe trovato un amico ma soprattutto un bravo consulente per gestire questa sgradevolissima situazione. (Silvia)
<< ...ma sì, sì, certo, ti aiuterò!>> ripeteva Edoardo all'altro capo del telefono <<Ha prelevato i tuoi dati in maniera scorretta, verrà punito per questo ... e poi di certo non può avanzare la pretesa assurda che sia colpa del cane, mi basterà citare suo padre come teste, stai tranquilla!>> e ad una Miria senza parole, ma quasi con le lacrime agli occhi per la rabbia, aggiunse <<...poi però, mi concederai un appuntamento?>>
A quelle parole Miria cadde in un vortice di sensazioni che non voleva più rivivere. Questo era il motivo principale per cui aveva voluto tornare nel suo paesino natale. Edoardo, caro amico e forse qualcosa di più, era tanto attaccato alla giustizia per gli animali, che perdeva di vista quella emotiva. Come poteva farle di nuovo questo? Così corretto, così buono, eppure così... sposato!
Io ti amo Miria, le aveva detto al ricevimento del suo matrimonio.
Allora, perché l'hai sposata? inveiva lei.
E' complicato... tu sei andata via, hai studiato all'estero, non puoi capire.... poi un giorno torni e mi sconvolgi la vita! era quasi in lacrime.
No, non poteva ricardere in quel baratro. Ingoiò le lacrime e disse a voce ferma nella cornetta <<...Dodo non posso concederti un appuntamento. Sei un uomo sposato ed ora hai anche due bambini splendidi. Noi...>> ma a quella parola la sua voce si spezzò <<...noi dobbiamo andare avanti. Perdonami per averti disturbato, non avrei dovuto. Questa è una cosa che devo risolvere da sola.>> e così dicendo riattaccò, ora in preda ad una profonda sofferenza.
Era accucciata con la schiena al muro accanto al telefono, abbracciava le gambe e la testa era appoggiata sulle ginocchia, piangeva sommessamente per non dar voce al dolore. Fu l'umida dimostrazione di affetto di Leo ad interrompere quella penosa situazione. Il suo musetto bagnato era poggiato sui piedi nudi di lei e tra leccatine e sbuffi le faceva il solletico.
Miria non potè che sorridere al cucciolo e dedicarglisi anima e corpo. <<Ci penso io a te>> disse allungando le gambe e permettendogli di accucciarsi sul suo grembo. (Robi)
<<...e io penserò a te>> rispose Leo. Miria strabuzzò gli occhi, guardò Leo. Non credeva alle sue orecchie. <<Sono forse impazzita o Leo tu hai parlato?>> disse Miria
<<Certo, che sì! Ti sorprendi? Voi umani pensate sempre di essere i soli a parlare, ma sai, lo facciamo anche noi... siete voi a non capirci. Adesso io e te siamo in "simbiosi" e la tua grande sensibilità ha permesso di capire cosa c'è dietro a un nostro abbaiare o guaire. Vedi, Miria, adesso anche tu comprendi il mio linguaggio...>> (Claudia Di Nardo)
<<Ok>> sospirò Miria alzandosi <<ho decisamente bisogno di qualcosa di forte>> e caracollò sul divano in salotto dopo appena pochi passi. (Robi)
Ma Leo la seguì. <<Miao, ascolta Miria. Una soluzione ci sarebbe, però. Ti andrebbe di invitare a cena il figlio del veterinario?>>
<<Secondo te lo invito!!!>> poi si bloccò <<Non solo mi sembra che parli, ma gli rispondo pure... forse non me ne sono resa conto subito ma quando mi ha tamponato devo aver sbattuto la testa...>> (Patricia Moll) 

Correva in un prato verde, pieno di camelie e campanule bianche. Sente la voce di suo padre che le dice di mantenere la testa a terra e provare a volare con il cuore. Suo padre ha la faccia di Leo.
Il prato è smeraldo e pieno di rugiada scintillante. Miria interrompe la sua corsa e si volta indietro. No, nessuna la insegue, non sta scappando. E' decisa ad andare avanti, alcora qualche passo e...
Il pavimento la colpisce in pieno viso, o meglio, il suo viso colpisce in pieno il pavimento.
Si era addormentata sul divano dopo avere evidentemente bevuto da una bottiglia di liquore (?). La testa in una bolla, la bocca impastata di saliva e le orecchie piene di un ronzìo sconosciuto.
Con grande fatica, Miria si rimette a sedere. Aveva sognato?. Era stata citata in giudizio? . Aveva chiamato Edoardo? Diamine, sì! Leo parla? Decisamente no. Eppure... eppure il suo piccolo cucciolo le aveva dato la risposta.
Avrebbe invitato quel tale fuori a cena, con uno stratagemma lo avrebbe invogliato a parlare e lo avrebbe registrato di nascosto.
Ecco che il suo piano prendeva forma e consistenza, mentre anche i pensieri cominciavano a schiarirsi. (Robi)

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